Frangar – “Bulloni Granate Bastoni” (2011)

Artist: Frangar
Title: Bulloni Granate Bastoni
Label: Lo-Fi Creatures Records
Year: 2011
Genre: Black Metal
Country: Italia

Tracklist:
1. “Conquistatori Del Sole”
2. “Gioventù Di Ferro”
3. “Nero Settembre”
4. “Legionario”
5. “Rinascita”
6. “Alla Frontiera”
7. “Legionari”
8. “Solstizio Di Sangue”
9. “Trieste Chiama”
10. “Sol Invictvs…”

Un indubbio motivo di fascino nel ritornare sulle migliori opere uscite durante annate quali il 2011 è l’accorgersi di come, nonostante l’assai breve lasso di tempo trascorso rispetto al rilascio dei grandi classici che tutti conosciamo, anche la loro considerazione da parte dell’opinione pubblica cosiddetta metallara possa aver già subito ripensamenti e necessarie correzioni rispetto alle impressioni generate ad un primo o anche secondo approccio. Certo, rimangono fissi nella memoria comune degli appassionati tanto alcuni dischi ancora oggi giustamente considerati degli instant classic quanto alcuni al contrario ingiustamente tenuti in secondo o terzo piano, questo però mentre altri album del tutto meritevoli di un ricordo immarcescibile si ritrovano scomparsi dalle conversazioni e dagli impianti stereo di quella enorme maggioranza silenziosa che, nel Black Metal come in qualsiasi ambito esistenziale, determina con spietata freddezza la sopravvivenza dell’arte al temuto oblio culturale; e se già capolavori assoluti del calibro di Varjot” o L’Ordure À L’État Pur” stanno iniziando a subire il peso dell’aria che cambia a tirare e di un sistema mediatico lanciato lungo la china, divorato dalla necessità di innescare dibattiti irrilevanti ed incapace di distinguere la legittima avversione verso alcune ideologie dal doveroso riconoscimento della forza autoriale di quegli stessi musicisti, difficile allora è per una band italiana priva dell’esotica attrattiva di quei nomi (o della banale incomprensibilità linguistica a farle scudo – una comprensione comunque evidentemente ignorabile quando occorre) restare indenne dall’ondata di coscienza politica (moralizzatrice o rivoluzionaria, a seconda di come si voglia intenderla) innescata da poche soggettività isolate e cavalcata da opinion leader senza nessuna priorità se non le condivisioni social ed il ritorno d’immagine, quando non economico.

Il logo della band

Eppure soltanto dieci anni fa la pubblicazione di “Bulloni Granate Bastoni” veniva accolta con tutti i crismi del caso attraverso recensioni a cura della stampa italiana più influente e generalista nel settore, la quale seppure in alcuni isolati casi già incline al liquidare con la sufficienza anche degli album tanto riusciti non mancava di lodare all’unisono l’evoluzione e trovata rilevanza dei Frangar, giovane realtà aderente alla nebulosa congrega liguro-piemontese Black Metal Invitta Armata ed allora autrice di due sole release che in prospettiva poco sembravano aggiungere allo scenario nazionale. Col secondo full-length i novaresi, alla stregua dei commilitoni Goatmoon nel mese precedente, ribaltano tuttavia ogni possibile luogo comune associato ad una corrente politicizzata del genere prima nel suo lato sonoro, recuperando in chiave estrema l’eredità Oi!/Hardcore degli Skrewdriver di Ian Donaldson e dei successivi epigoni, e poi in quello tematico dove il totalmente inedito flirt con l’estetica e la scrittura di stampo futurista (quindi sia nell’artwork sia nei testi, di fatto lontanissimi da qualsivoglia rivendicazione politica o propagandistica fine a sé stessa e di base animati dai medesimi valori, ma ben altra passione, alla base di ogni gruppo Metal a tinte guerresche) produce un risultato sorprendentemente più adulto della stragrande maggioranza delle entità NSBM e RAC: e raggiungere tale risultato orientando nel contempo i propri strumenti verso una direzione sicuramente più stradaiola, evidenziata dal sound di netta discendenza Street Punk tanto nei cordofoni deraglianti quanto nel fragoroso rullante, è prova ineluttabile di una definitiva maturità impossibile da ignorare, ormai da un decennio a questa parte.

La band

Tuttavia, il ricorso a partiture grezze e produzioni di ricercato gusto lo-fi non devono per forza significare un songwriting approssimativo, oppure anche solo uniforme, dal momento che ciascuna delle otto composizioni effettive possiede al netto contrario un carattere estremamente memorabile ed autonomo distinguendosi ed interpretando il canovaccio Blackened Punk & Roll in apparenza già scontato secondo nuovissime prospettive e modalità differenziate quando non direttamente opposte. L’atipica apertura affidata a “Conquistatori Del Sole” sorprende infatti con quell’andatura cadenzata tenuta in piedi dal roboante basso, quasi imbrigliata dalla furia stessa dei Frangar la quale non può infine che scatenarsi al grido del Colonnello in una bolgia dantesca di Rock & Roll al plutonio, nel bel mezzo di raffiche di colpi e sinfonie d’acciaio sputate fuori dalla divisione corazzata finalmente giunta sul campo di battaglia. E mentre a terra sono già iniziati i combattimenti, la sirena della contraerea si fonde magistralmente al riffing squadrato di “Gioventù Di Ferro”, col fomento che tocca l’apice nella ripartenza spezzettata tra chitarra e campionamenti da pellicole belliche d’epoca: un tocco atmosferico semplicissimo che qui diviene parte integrante della conformazione di uno dei pezzi migliori dell’intero “Bulloni Granate Bastoni”. Impossibile rallentare poi quando irrompono i fulminei stop and go di una “Nero Settembre”, terzo knockout-blow che gioca su di un discreto assortimento di ritmiche incendiarie ed un sostrato squisitamente Blues prima di spegnersi in un finale di inaspettata forza drammatica, orchestrato dal fischio rassegnato ma invincibilmente sereno di chi attende la carica del nemico. Il tempo di un’ode alla donna amata e lo scontro frontale piomba sulle note di “Rinascita”, granata skank beat a tutto spiano che demolisce ogni ostacolo e collassa sotto la sete di sangue del furibondo cantante nell’introduzione di nuovo splendidamente Rock di “Alla Frontiera”, anche questa marchiata a fuoco dall’ugola belluina e sentitissima del Colonnello soprattutto nella parossistica sezione conclusiva.

Quasi dispiace ricorrere al metodico track-by-track per parlare di una continua scarica di adrenalina e ricercatezza lunga quasi cinquanta minuti e, ciononostante, ricolma di singoli episodi da menzionare e ricordare con enorme affetto quali alcuni degli assoluti migliori mai usciti nel Black Metal tutto dall’Italia: dall’assalto solista del Reverendo su “Solstizio Di Sangue” alle scanzonata linea Oi! inserita nel contesto puramente Black Metal di “Trieste Chiama”, fino all’odissea ai confini di Epic Metal e Neofolk acustico che chiude l’ambizioso gioiello di nome “Sol Invictvs…”. Prodotto dalla piccola Lo-Fi Creatures e forse pure per questo scevro degli espliciti riferimenti che toglieranno un po’ del fascino storico pre-WWII ai lavori della band editi per Darker Than Black, “Bulloni Granate Bastoni” ha fatto del suo essere un album di mezzo, musicalmente avanzato e politicamente in verità metamorfico, un tratto fondamentale per dare strenua credibilità alla dannunziana disobbedienza messa su pentagramma dai novaresi, in seguito impegnati nel ricapitolarne gli spunti più incisivi nel discontinuo “Trincerocrazia” e a svilupparne la scrittura organica nell’elaboratissima perla Vomini Vincere”.
Quella impressa su disco nel 2011 è al contrario la sensazionale giovinezza dei Frangar, l’attimo fuggente in cui, nella vita di un uomo come in quella di un collettivo, la fisiologica ambizione e lo sprezzo di pericoli e conseguenze fanno sì che non sia possibile esprimere nient’altro se non sé stessi, senza filtri dati dall’esperienza e dai compromessi; poi domani si potrà pure migliorare ma per oggi nessun prigioniero, perché esiste solo la gloria.

Michele “Ordog” Finelli

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